Piano attestato di risanamento: lo strumento più adottato nelle crisi. Un articolo di Lucia Busini e Gianfranco Peracin in “Fallimenti e Società”

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23/02/2021

Nelle operazioni di risanamento aziendale – se pure con intensità differenti dalla sua introduzione ad oggi –, il piano attestato di risanamento è lo strumento più adottato. A fronte di un passato caratterizzato dall'atteggiamento punitivo e dissolutivo delle procedure concorsuali appoggiate ai Tribunali, la natura integralmente privatistica di questo istituto, la sua flessibilità (che ne facilita l'operatività) e l'apparente riservatezza nell'utilizzo lo fanno, infatti, preferire da parte degli operatori rispetto alle due altre abituali soluzioni delle crisi: l'accordo di ristrutturazione dei debiti (ex art. 182 bis L.F.) e il concordato preventivo in continuità (diretta o indiretta) o liquidatorio.

È quanto sostengono e argomentano in un recente articolo pubblicato nell'ultimo numero di “Fallimenti e Società”, l'Osservatorio di diritto societario e fallimentare del Triveneto, i nostri professionisti Lucia Busini e Gianfranco Peracin. È intitolato “Il piano attestato quale strumento per il risanamento delle imprese in crisi nella prospettiva del codice della crisi e della direttiva comunitaria 1023/2019” e in quaranta pagine offre un'approfondita disamina, dai fondamenti normativi primi passando per le recenti modifiche introdotte dal Decreto “Rilancio”, fino ad analizzarne le prospettive della Direttiva comunitaria 2019/1023 e della successiva evoluzione e a proporne anche possibili correttivi per potenziare l’istituto.

«Proprio per le sue peculiarità, il piano attestato di risanamento trova una sua collocazione ideale anche nel presente contesto di crisi da emergenza pandemica, quale mezzo dedicato alle imprese per il superamento di questo grave momento di incertezza economica e sociale» scrivono gli autori, aggiungendo nelle conclusioni il loro auspicio che «la dichiarata volontà di potenziarne l'uso nell'ambito di una Riforma (Codice della Crisi), slittata per ora al 2021, non venga tradita da un dettato normativo che ne snaturi le caratteristiche affondando questo strumento in un contesto di regole formali e di sovrastrutture tali da complicarne l'adozione, mettendo a rischio la tenuta dei benefici e delle protezioni a tutela dei soggetti coinvolti». Il piano di risanamento, infatti, potrebbe diventare il fulcro tra gli strumenti di regolazione della crisi, non solamente nel presente, ma anche in un contesto evolutivo positivamente condizionato dalla normativa comunitaria.

Qui l'articolo integrale.

A Lucia, cara amica e collega stimata, il nostro ricordo colmo d’affetto. Sempre.