Fondo italiano di investimento per le piccole e medie imprese

Temi e Contributi
27/02/2011

Da alcuni mesi è operativo il Fondo Italiano di Investimento, un fondo chiuso di private equity promosso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con l’obiettivo di supportare i processi di patrimonializzazione e di aggregazioni di imprese con fatturato da 10 a 100 milioni.

Dopo oltre un biennio di crisi finanziaria ed economica che ha investito tutti i mercati e tutti i settori di attività, si cominciano ad intravvedere segnali di ripresa. Le recenti statistiche dell’ISTAT relative al settore industriale evidenziano un aumento del 10,1% del fatturato 2010 rispetto all’anno precedente e del 13,9% degli ordinativi raccolti. E’ l’aumento più elevato dal 2001 ma poco più della metà di quanto era stato perso nel 2009. Naturalmente i volumi ante crisi sono ben lontani ma, i segnali di ripresa sembra si stiano consolidando, le imprese che hanno reagito con prontezza alla crisi, revisionato il proprio processo produttivo, ridotto i costi di struttura in proporzione ai minori volumi di vendita e contemporaneamente aggiornato l’offerta di prodotti o servizi aumentando il valore, il contenuto di innovazione e la capacità di soddisfare le esigenze del cliente, stanno valutando programmi di investimento importanti in beni materiali ed immateriali. Gli investimenti sono necessari per realizzare nuovi prodotti o per aggiornare il processo produttivo e aumentare la qualità del prodotto o del servizio offerto.

Le piccole e medie imprese che costituiscono la struttura portante del sistema economico italiano e del Nord-est non hanno scelta: per cogliere le opportunità della ripresa e tener testa alla concorrenza internazionale dovranno capitalizzarsi, rafforzarsi patrimonialmente o fondersi per raggiungere una dimensione aziendale adeguata al mercato globale. Il sistema bancario e quello finanziario in genere non possono finanziare il sistema impresa come nel periodo precedente alla crisi, i nuovi requisiti patrimoniali delle banche, i cosiddetti Basilea2 e Basilea3, che calcolano gli accantonamenti del sistema bancario in base al rischio-controparte, sono molto più stringenti.

Dall’altra parte le piccole e medie imprese che stanno cercando di uscire dalla crisi hanno molto sofferto a causa di considerevoli cali del fatturato e del margine operativo che, a loro volta, hanno originato un sensibile aumento dell’esposizione bancaria e un degrado del merito creditizio. La crescente difficoltà delle imprese di ottenere nuova finanza, la voglia di mantenere l’individualità e l’indipendenza dell’impresa e i costi elevati della quotazione in borsa, rischiano di frenare la ripresa delle PMI che hanno necessità di nuovi finanziamenti sia per far fronte all’aumento del capitale circolante che al piano di investimenti in beni materiali e immateriali e cogliere i vantaggi della ripresa economica.

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze si è fatto promotore della costituzione di una società di gestione del risparmio che gestisce il nuovo Fondo Italiano di Investimento per le piccole e medie imprese. Questo strumento di politica economica ha l’obiettivo di creare, nel medio termine, una fascia più ampia di “medi campioni nazionali”, attraverso:

  • La patrimonializzazione delle imprese di minori dimensioni con conseguente facilitazione dell’accesso al credito e sostegno di progetti di sviluppo a medio-lungo termine;

  • L’incentivazione del processo di aggregazione tra PMI appartenenti allo stesso settore, operanti nello stesso distretto, appartenenti a settori adiacenti (integrazione orizzontale) oppure operanti a monte o a valle di un processo produttivo o di servizi (integrazione verticale).

Oltre al Ministero dell’Economia e delle Finanze sono soci della SGR anche la Cassa Depositi e Prestiti, Confindustria, l’Associazione Bancaria italiana e le principali banche italiane a rilevanza nazionale.

La dotazione finanziaria attuale del fondo è di 1,2 miliardi di euro con l’obiettivo dimensionale di 3 miliardi che potrà specializzarsi per comparti o per aree territoriali. Si tratta del più grande fondo italiano di capitale per lo sviluppo, costituito per dare impulso alla crescita patrimoniale e manageriale delle imprese italiane di piccole e medie dimensioni.

Altra caratteristica qualificante del Fondo è costituita dalla durata complessiva prevista in 15 anni (periodo più lungo degli altri fondi) di cui 5 anni per la fase di investimento più 1 di estensione e 7 per la fase di disinvestimento più 2 di estensione.

Il Fondo si rivolge alle imprese italiane in fase di sviluppo, con ambizioni di crescita, vocazione all’internazionalizzazione e fatturato indicativamente compreso tra 10 e 100 milioni di euro. Le imprese target possono essere relativamente piccole ed è prevista la possibilità per il Fondo di investire anche in società con fatturato inferiore ai 10 milioni di fatturato, laddove il progetto di sviluppo preveda l’acquisto di altre aziende.

Il 21 dicembre 2010 la SGR Fondo Italiano di Investimento ha effettuato il primo investimento diretto nel capitale della Arioli SpA, azienda di produzione di macchine per il finissaggio tessile che nel 2009 ha realizzato un fatturato di 8,2 milioni di euro ed ha un progetto di crescita tramite l’acquisto di altre imprese operanti nel settore.

La seconda operazione da poca conclusa, prevede un investimento di 7,5 milioni di euro di equity per acquisire il 33% del capitale di Comecer. Trattasi di una società operante nel settore della medicina nucleare con sede in provincia di Ravenna e con programmi di crescita anche attraverso acquisizioni per integrare l’offerta di prodotto nei mercati internazionali.

In particolare le imprese oggetto dell’investimento saranno scelte tra quelle che:

  • presentano interessanti prospettive di sviluppo nazionale o internazionale;

  • intendono intraprendere concreti progetti di aggregazione;

  • hanno prospettive di valorizzazione di marchi, brevetti o know-how;

  • sono a gestione familiare, in presenza di un processo di ricambio generazionale o imprenditoriale;

  • presentano una seria e affidabile qualità imprenditoriale.

A causa della vocazione di accompagnamento allo sviluppo sopra descritta, il Fondo non investe in:

  • società di nuova costituzione (start-up);

  • imprese in crisi, fatte salve le aziende che hanno già concluso il processo di tournaround;

  • imprese immobiliari o operanti nel settore dei servizi finanziari.

Nella prima fase di attività, il team di gestione del fondo è dedicato prevalentemente alla ricerca e selezione delle opportunità di investimento presentate direttamente dalle imprese e da loro consulenti. Fondamentale sarà la collaborazione con le rappresentanze imprenditoriali territoriali e settoriali e l’attivazione di un network di qualificati professionisti in grado di mettere in contatto la domanda di capitale proveniente dalle aziende e l’offerta del Fondo italiano di Investimento. Come comunicato dall’Amministratore Delegato della SGR Dott. Gabriele Cappellini, in occasione della presentazione del Fondo e del dibattito con gli Studi Integrati della rete ACBGroup in data 9 febbraio 2011 a Milano, le domande di intervento del Fondo in corso di esame sono alcune centinaia.

Individuata l’opportunità di investimento, il Fondo opera in quattro modi complementari con un’ottica di medio periodo:

  • ingresso diretto nel capitale della società, per lo più attraverso un aumento di capitale riservato, acquisendo esclusivamente partecipazioni di minoranza e prevedendo investimenti indicativamente da 1 a 30 milioni di euro;

  • ingresso diretto di minoranza in coinvestimento con altri fondi specializzati che condividono esplicitamente gli obiettivi del Fondo;

  • utilizzando strumenti flessibili, quali finanziamenti subordinati convertibili, prestiti partecipativi o prestiti obbligazionari convertibili;

  • investendo in fondi già esistenti che condividono esplicitamente nei loro regolamenti gli obiettivi del fondo.

Il Fondo si propone come partner in grado di supportare le aziende nell’affrontare processi di sviluppo, aggregazione, ricambio generazionale e riorganizzazione societaria, fornendo in generale una spinta verso l’aggregazione tra imprese e l’internazionalizzazione.

Per raggiungere gli obbiettivi sopra illustrati, durante il periodo di permanenza all’interno del capitale sociale, il Fondo mette a disposizione tutti gli strumenti finanziari e le leve strategiche, manageriali e di network di cui dispone.

Nell’ultima fase, raggiunti gli obiettivi condivisi, il Fondo avvierà il processo di dismissione della partecipazione attraverso i classici canali del trade sale e della quotazione in Borsa, nonché tramite cessione a Fondi terzi o consentendo il riacquisto da parte degli imprenditori stessi. Tale processo sarà attivato dopo un periodo sufficientemente lungo per facilitare la creazione di valore e mantenendo per il Fondo, obiettivi di rendimento più contenuti rispetto alla media di mercato.

Il Fondo Italiano di Investimento, essendo caratterizzato da una durata più lunga degli altri fondi e da obbiettivi di rendimento non speculativi, si propone come un investitore istituzionale paziente, non invasivo, con funzione di acceleratore per aiutare le aziende partecipate a diventare più grandi, più sane, più solide e più internazionali.


a cura di: 

dott. Lucio Antonello

pubblicato su:

C&S Informa, volume 12,  numero 2 anno 2011