Erosione della base imponibile e spostamento dei profitti: novità dall’OCSE

Temi e Contributi
06/11/2013

L’OCSE ha recentemente pubblicato un progetto denominato “BEPS – Action Plan on Base Erosion and Profit Shifting”, per individuare le linee guida ed i piani d’azione che i governi del G20 potranno adottare nei prossimi due anni per contrastare l’erosione del gettito fiscale dovuta allo spostamento dei profitti delle imprese multinazionali allo scopo di evitare o diminuire la loro tassazione.[1]

Gli ordinamenti nazionali non riescono a tenere il passo con la globalizzazione delle aziende e l’economia digitale, lasciando spazi che possono essere utilizzati per ridurre l’imposizione gravante sulle stesse. L’erosione della base imponibile e lo spostamento dei profitti distorcono la concorrenza, perché i business che implementano strategie fiscali all’estero guadagnano un vantaggio competitivo rispetto a quelli che operano solamente nel mercato interno.

Il progetto OCSE descrive 15 elementi da sviluppare per modificare le regole alla base della tassazione internazionale e per dettare gli standard che permetteranno ai governi di prevenire il fenomeno: riducendo le differenze tra i diversi sistemi fiscali, rivisitando gli esistenti trattati internazionali, ed introducendo delle nuove regole sulla trasparenza ed il reporting alle amministrazioni finanziarie da parte dei contribuenti.

La tassazione è una materia di sovranità nazionale, ma le interazioni tra gli ordinamenti spesso causano distorsioni normative e sovrapposizioni, che possono risultare sia nella doppia tassazione in capo alle imprese che operano in diversi paesi che in nessuna tassazione. Nel contesto interno, la coerenza si raggiunge con il principio di correlazione, secondo cui la deducibilità di un costo trova un parallelismo con la tassazione del ricavo in capo al soggetto attivo di ciascuna operazione, a meno di esenzioni esplicite, ma a livello internazionale questo principio non ha automatica applicazione, lasciando spazio agli arbitraggi degli operatori, nonostante gli stati sovrani abbiano cercato di trovare la suddetta coerenza con strumenti quali i trattati contro le doppie imposizioni. L’evolversi dell’economia digitale è un’ulteriore sfida per la fiscalità internazionale, visto che diventa sempre più complesso identificare i territori dove si generano servizi, valori e profitti.

La disponibilità di informazioni tempestive, specifiche e comprensibili diventa essenziale per le singole amministrazioni che vogliono individuare le aree di rischio, ed i contribuenti necessitano di regole certe e prevedibili per compiere le loro decisioni di investimento.

Le singole fasi che compongono il piano d’azione OCSE possono essere sintetizzate come segue:

  1. Identificare le sfide che l’economia digitale comporta per l’applicazione delle norme esistenti nella fiscalità internazionale e svilupparne di nuove, sia relativamente alle imposte dirette che a quelle indirette.
  2. Neutralizzare i conflitti tra gli ordinamenti nazionali attraverso l’aggiornamento del modello OCSE di convenzione contro le doppie imposizioni, e l’allineamento delle ipotesi di esenzione o di indeducibilità dei costi tra gli ordinamenti.
  3. Rafforzare le normative sulle CFC (Controlled Foreign Companies).
  4. Limitare l’erosione della base imponibile derivante dalla deducibilità di interessi ed altre componenti finanziarie, regolamentando in modo coordinato la deducibilità degli interessi, delle garanzie, dei derivati, degli strumenti assicurativi e delle transazioni finanziarie infragruppo in genere.
  5. Contrastare la pianificazione fiscale aggressiva implementando la trasparenza e lo scambio di informazioni.
  6. Prevenire l’abuso delle convenzioni e dei trattati internazionali, modificando le discipline esistenti in modo da attribuire i profitti all’attività economica che concretamente li genera.
  7. Aggiornare la definizione di stabile organizzazione. In molti paesi, l’interpretazione del concetto di stabile organizzazione permette di spostare l’imposizione sul reddito dal luogo dove effettivamente avvengono le negoziazioni e le vendite di prodotti e servizi, e di frazionare le transazioni tra le diverse entità appartenenti al gruppo multinazionale.
  8. Potenziare il rispetto del principio di libera concorrenza “at arm’s lenght”, assicurando che le politiche di prezzo intragruppo corrispondano ai valori economici creati e prevenendo lo spostamento arbitrario degli asset intangibili: adottare una definizione condivisa di asset intangibili, monitorare i profitti derivanti dal trasferimento e dall’utilizzo degli stessi, aggiornare le linee guida sui “cost contribution arrangements”.
  9. Sviluppare regole per verificare il trasferimento dei capitali di rischio infragruppo.
  10. Applicare normative che contrastino la pianificazione di operazioni che difficilmente sarebbero poste in essere con terze parti indipendenti, prevedere aggiornamenti alla disciplina dei prezzi di trasferimento, in particolare al metodo del profit split, e alla quantificazione di costi come le management fees e le spese di regia.  
  11. Stabilire metodologie di raccolta e analisi dei dati: i contribuenti dovrebbero comunicare informazioni dettagliate e trasparenti riguardo la loro pianificazione fiscale, e le norme sulla documentazione dei prezzi di trasferimento dovrebbero limitare il potenziale eccessivo onere probatorio richiesto agli operatori per produrle.
  12. Richiedere ai contribuenti di comunicare i loro schemi di pianificazione fiscale, e di fornire informazioni riguardanti le funzioni degli altri membri del gruppo multinazionale, compresi i servizi intragruppo e le altre transazioni interne.
  13. Riesaminare la disciplina della documentazione sul transfer pricing.
  14. Rendere più efficaci i meccanismi di risoluzione delle controversie ed introdurre nei modelli OCSE di convenzione contro le doppie imposizioni previsioni anti abuso sui trattati e gli accordi bilaterali.
  15. Sviluppare una piattaforma multilaterale che permetta alle diverse amministrazioni finanziarie di aggiornarsi e di adattarsi rapidamente all’evoluzione dell’economia e dei mercati.

Il piano d’azione OCSE è stato presentato all’incontro dei ministri delle finanze del G20 tenutosi a Mosca il 19 e 20 luglio 2013. Il gruppo di lavoro OCSE aprirà il processo di consultazione sul tema con le organizzazioni governative e non, i comitati di studio, le università e gli operatori economici.


[1] OECD (2013), Action Plan on Base Erosion and Profit Shifting, OECD Publishing. http://dx.doi.org/10.1787/9789264202719-en; OECD (2013A), Addressing Base Erosion and Profit Shifting, OECD Publishing. http://dx.doi.org/10.1787/9789264192744-en.


a cura di: 

dott.ssa Maria Piovan

pubblicato su:

C&S Informa, volume 14, numero 5 anno 2013